Il lato buono del vino

Vignaioli e vigne storiche ripartono con forza, dopo una brutta parentesi, l’ennesima, che ha ferito l’Oltrepò Pavese e la sua gente. Tra storie antiche ed innovazione tecnologica, il territorio, con forza, prova a rinnovarsi lo smalto e a mostrare…Il lato buono del vino.

Una storia corale, di famiglia, e di vino eccellente. Siamo sulle colline assolate di Casteggio, nella meravigliosa tenuta della famiglia Odero, la Frecciarossa dell’Oltrepò Pavese che oggi compie cent’anni. Un’azienda di 20 ettari -più 3 da impiantare- che ha grande voglia di identità. Un anniversario celebrato in grande stile riproponendo l’antico Grand Cru: un omaggio carico di sentimento -oltre che di piacevolezza- a Giorgio Odero (figlio del fondatore Mario), che amava quel vino che oggi porta il nome di Anamari. Una produzione di nicchia, di circa 2.300 bottiglie comprese trecento magnum, realizzata uve tipiche della zona: Croatina, Uva Rara, Barbera e una piccola percentuale di Vespolina.

Frecciarossa, che prende il nome dal terreno argilloso delle colline che fecero innamorate gli Odero, genovesi d’origine arrivati a Casteggio nel 1919, e tra i primi a vendere il vino in bottiglia, anziché in damigiana, fu anche pioniera del bio:  già negli anni Settanta, con spirito anticonformista e controcorrente, l’azienda inizia a coltivare la vite nel pieno rispetto dell’ambiente, evitando l’utilizzo di diserbanti e creando le condizioni per poter diventare, molti anni dopo, azienda bio certificata.

“La nostra zona ha bisogno di un vino identitario forte, che provenga esclusivamente da qui. Il Pinot Nero, pur importante per l’Oltrepò e per la nostra azienda, cresce in Oregon, in Borgogna, in Alto Adige. Croatina, Barbera, Uva rara e Vespolina sono nostri, sono solo qui. Per questo dobbiamo valorizzarle e puntarci. Sono uve che danno vini rossi da lungo affinamento, con un potenziale infinito”.

Se da un lato la storia si consolida, dall’altro si percepiscono guizzi d’innovazione. E’ il caso di dell’indice Bigot, un metodo di studio scientifico in grado di valutare il potenziale qualitativo di un vigneto, brevettato dall’agronomo friulano Giovanni Bigot, consulente dell’azienda “Castello di Cigognola” della famiglia Moratti. Come funziona il metodo? Vengono presi in considerazione i 9 parametri agronomici più importanti: produzione, chioma, rapporto foglie/produzione, sanità delle uve, tipo di grappolo, stress idrico, vigore, biodiversità, età del vigneto, e attraverso l’app “4Grapes”, uno strumento che consente osservazioni georeferenziate e di monitorare la situazione fitopatologica, fenologica e produttiva del vigneto in ogni momento, si riesce a determinare con rigore scientifico la  la qualità del vigneto, e ciò che finirà in bottiglia. Così le aziende potranno autovalutarsi e produrre le migliori uve possibili.

Anche Torrevilla punta sull’innovazione e presenta il progetto del nuovo impianto 2.0 per le bollicine made in Oltrepò, pronto a diventare in importante polo di attrazione enoturistica. Nessuna costruzione avveniristica, ma il sapiente recupero della cantina di Codevilla, con le sue splendide volte in mattoni, e l’adiacente Torre Vinaria, in cui saranno ricavate anche sale degustazioni per esperti e winelovers, e la Bottega del Vino.

“Si tratta di un investimento molto importante per Torrevilla, crediamo molto nell’enoturismo e sull’accoglienza e sulla comunicazione del nostro territorio e della qualità -ha spiegato il Presidente Massimo Barbieri- L’obiettivo è diventare il ‘faro’ del Pinot Nero, dell’Oltrepò, che sarà il cavallo di battaglia per sondare i mercati, soprattutto quelli meno legati alla visione tradizionale di questo territorio”.

Oltre 500 metri quadrati saranno esclusivamente dedicati al Metodo Classico dell’Oltrepò Pavese, e alla lavorazione del Pinot Nero, ampliamento per una capacità massima di stoccaggio di 300mila bottiglie. La cantina, realizzata con un investimento di 1 milione e mezzo di euro,   prenderà il nome di La Genisia, come la linea top di gamma di Torrevilla, e verrà inaugurata entro l’estate 2020.

 “È un cambiamento epocale, poiché ci distacchiamo dalla produzione classica associata al consumo quotidiano, rivolgendoci ad un mercato che ricerca prodotti più importanti, come il Metodo Classico, essendo la spumantistica la vera vocazione del territorio, insieme al Pinot Nero”, ha concluso il Direttore di Torrevilla, Gabriele Picchi.